Marinetti e il blitz futurista al Majestic
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Lun, 28/10/2024 - 10:00
Il nostro Cafè Marinetti
Se immaginassimo il movimento del Futurismo come un treno – era pur sempre l’erede del simbolismo, follemente attratto dalla velocità e dalla modernità – il Grand Hotel Majestic “già Baglioni” di Bologna sarebbe una stazione imprescindibile. Oggi saliamo a bordo di quel treno, che in una notte del 1914 ha attraversato i sotterranei dell’hotel. Lo guida Filippo Tommaso Marinetti, poeta e fondatore del Futurismo.
Bologna tra le culle del Futurismo
Oggi la chiamiamo Belle Epoque. Ma sono stati anni convulsi, quelli di inizio secolo, interrotti bruscamente dalla Grande Guerra. Soprattutto a Bologna, città carica di fermenti e iniziative. Come il Futurismo: il suo dirompente Manifesto programmatico, scritto da Tommaso Filippo Marinetti, fece scalpore, riportato sulle pagine di Le Figaro il 20 febbraio 1909. Ma non tutti sanno che venne pubblicato prima a Bologna, il 5 febbraio, sulle colonne della “Gazzetta dell’Emilia”, edita in città (la sede del giornale si sposterà a Modena nel 1911) e poi, a ruota, su altri giornali italiani. Un turbine di energia iconoclasta e bellicosa circola in città, in controtendenza con i circoli culturali presenti. Il gruppo riunito intorno a Marinetti imperversa. Ovunque interviene polemizza e crea scompiglio. Le cronache dell’epoca raccontano di veri tafferugli, lanci di ortaggi e uova marce, risse scatenate dalle azioni di disturbo improvvisate dal movimento futurista. Ad esempio, intorno al Caffè San Pietro di via Indipendenza, a un passo dal Majestic - all’epoca noto come Baglioni - o al Teatro del Corso in via Santo Stefano – due luoghi che non sono sopravvissuti al tempo. Nel 1914 arriva il momento tanto atteso: tutta questa energia viene incanalata verso una mostra, la prima vetrina pubblica per gli artisti emiliani e bolognesi vicini al movimento. Il Futurismo ha dichiarato guerra alla tradizione e all’establishment, perciò l’esposizione non potrà assumere un format convenzionale. Dovrà rispecchiare gli ideali programmatici definiti dal maître à penser, Marinetti. Si svolgerà in uno spazio non istituzionale e non legato all’Accademia. E sarà un blitz.
Una “notte bianca” ante litteram
Dove si tiene la mostra futurista? Nella “casa” bolognese di Marinetti: il Grand Hotel Baglioni, come era conosciuto all’epoca, e aperto solo due anni prima, il 15 febbraio 1912. Ogni volta che viene in città – ovvero molto spesso, secondo i registri dell’hotel - il noto agitatore culturale prende dimora qui, nell’hotel più lussuoso e prestigioso della città. Non è l’unico: frequentano l’albergo anche Francesco Balilla Pratella, Umberto Boccioni, Luigi Russolo e Giacomo Balla.
Torniamo alla storica “notte bianca” tra il 20 e il 21 marzo del 1914: sono più di 500 i visitatori paganti che si accalcano nei sotterranei dell’hotel. Vengono per ammirare una cinquantina di opere realizzate da cinque artisti, compagni dell’Accademia di Belle Arti: il più vecchio ha 25 anni. Ci sono il celeberrimo Giorgio Morandi, Severo Pozzati – che sarebbe diventato, con lo pseudonimo di Sepo, uno dei più noti cartellonisti pubblicitari della prima metà del secolo – Osvaldo Licini e Mario Bacchelli, tra i più importanti pittori della loro generazione, Giacomo Vespignani, detto “Babaza” o “L'antipratico”, pittore e ceramista di rilievo. La sera dell’inaugurazione sono presenti, per dare man forte, anche Carlo Carrà, Umberto Boccioni e Luigi Russolo, chiamati da Francesco Balilla Pratella, teorico musicale del Futurismo.
La mostra fa scalpore, anche se non tutti comprendono lo spirito dell’iniziativa. Il Resto del Carlino parlerà di “secessionisti” del Baglioni, facendo un po’ di confusione tra le correnti artistiche. Della mostra non esiste un catalogo. Anche molte delle opere sono andate perdute. Tuttavia l’iniziativa è entrata negli annali della storia dell’arte e ha permesso a quegli artisti di farsi strada, oggi la definiremmo un’operazione di marketing ben riuscita.
Il Café Marinetti, un tuffo nella storia
Per ricordare questa vicenda il lounge cafè dell’hotel è stato ribattezzato ufficialmente “Cafè Marinetti”. La cornice perfetta per un brunch o un aperitivo ispirati alle avanguardie novecentesche.
L’inaugurazione è avvenuta nella notte tra il 20 e il 21 marzo del 2014, a 100 anni esatti dalla mostra, in compagnia di studiosi, letterati, storici, e critici d’arte come la professoressa Beatrice Buscaroli, autrice di “Futurismo a Bologna” il primo volume della collana “I libri della buonanotte” a cura del gruppo Duetorrihotels edita da Minerva Edizioni. Un viaggio nel tempo, con tanto di cena autenticamente futurista servita nella sala affrescata del ristorante “I Carracci”. In menù, stravaganze ideate dagli artisti futuristi, desiderosi di riformare totalmente la cultura, gastronomia compresa: il riso Rombi d’Ascesa, il polpettone Carneplastico, il dolce Fragolamammella, il Caffemanna, la polibibita – nome autarchico del cocktail – Inventina.
Pura avanguardia retrò, per usare un ossimoro. Aleggiava uno spirito marinettiano, dissacrante e anticonformista. Quella notte era presente anche Francesca Barbi Marinetti, nipote dell’artista. Svelando la targa intitolata all’avo illustre, ha ricordato: “oggi mio nonno, viaggiatore instancabile in treno, ha di nuovo una casa. Per lui il Baglioni coincideva con Bologna”.