Storia | Grand Hotel Majestic - Hotel 5 stelle Lusso
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Storia

Il Grand Hotel Majestic già Baglioni, il più prestigioso hotel 5 stelle Lusso di Bologna, parte di The Leading Hotels of the World dal 1990, ti invita a scoprire il suo storico e prestigioso palazzo risalente al XVIII Sec. e la favolosa città di Bologna, unica al mondo per i suoi 38 km di portici e per l’università più antica d’Europa

Storia

L’imponente edificio fu realizzato su progetto dell’architetto Alfonso Torreggiani per desiderio del cardinale Prospero Lambertini, divenuto nel 1740 Papa Benedetto XIV, come Seminario Arcivescovile fatto costruire appositamente davanti alla Cattedrale di San Pietro. Sulla stessa area, attraversata da un’antica strada romana, prima sorgevano le dimore medievali degli Ariosti, Rustighelli e Arrigoni.

Nel 1912 il palazzo venne trasformato ad albergo e l’attività proseguì fino al 1978. L’attuale aspetto del Grand Hotel Majestic già Baglioni, è frutto di una rilettura architettonica che ha ripristinato le strutture portanti del Torreggiani e valorizzato nuovi spazi, dando rilievo alla vista ottagonale della Torre di Palazzo Fava.

Il Grand Hotel Majestic già Baglioni offre ai suoi ospiti anche il piacere di un soggiorno a contatto con importanti testimonianze artistiche. Le sale di Palazzo Fava, con i famosi affreschi nei quali Agostino, Annibale e Ludovico Carracci hanno narrato le storie d’Europa e le imprese di Giasone, sono una “meraviglia da museo” che appartiene alle più alte espressioni della pittura del Cinquecento. Meeting e convegni ricavano, da questi ambienti di così intensa magia culturale, un impagabile arricchimento di immagine.

Il palazzo

L’imponente e fastoso edificio che da un secolo ospita i locali di uno degli hotels più belli d’Italia, sorge sulla via più rappresentativa del centro storico di Bologna e nacque con tutt’altra vocazione. Nel 1732 il cardinale bolognese Prospero Lambertini (divenuto poi Papa col nome di Benedetto XIV) ordinò di avviare la costruzione di un nuovo seminario arcivescovile e a tal scopo acquistò (rogito 1 giugno 1732) e fece demolire la parte anteriore delle antiche case Ariosti. I lavori furono affidati all'architetto Alfonso Torregiani e si protrassero per circa un ventennio. Nel 1751 i seminaristi poterono finalmente trasferirsi nei nuovi locali. Nel 1772 il cardinale Vincenzo Malvezzi fece costruire il portico a 23 archi al piano terreno della facciata su via Indipendenza, distruggendo così alcuni locali del seminario. La decisione fu presa al fine di rendere maggiormente fruibile lo spazio antistante la cattedrale di San Pietro. L'opera fu affidata all’architetto Francesco Tadolini che portò a termine l'impresa in un anno

La struttura architettonica del Grand Hotel è connessa e fusa in un unico agglomerato con quella di una costruzione più antica, il signorile Palazzo Ghisilardi Fava, la cui entrata principale è oggi situata nell’adiacente via Manzoni. Commissionato da Bartolomeo Ghisilardi ed edificato tra il 1484 e il 1491, su progetto di Mastro Zilio Montanari, può essere considerato uno degli esempi più illustri di edilizia rinascimentale bolognese. Attualmente l’edificio è entrato a far parte di un percorso storico artistico ideato da Genus Bononiae – Fondazione Carisbo e teso a valorizzare il patrimonio e il carattere peculiare della città di Bologna.

Il palazzo è collocato in una delle zone di maggior interesse archeologico ed architettonico di tutto il centro storico.

Trovandosi in prossimità dell’incrocio tra i due assi principali del sistema viario romano (il cardo, oggi via dell’Indipendenza, direzione nord-sud e il decumanus maximus, oggi via Rizzoli-Ugo Bassi, tratto urbano della via Emilia del 189 a.C., direzione est-ovest), numerose sono le sovrapposizioni edilizie che si avvicendano e si compenetrano nelle sue fondamenta a partire dall’epoca antica e alto medievale. Nei locali sotterranei del Grand Hotel Majestic “già Baglioni” è possibile ancora oggi osservare una sezione stradale di circa dieci metri appartenente a uno dei decumani minori che si caratterizza per l’eccellente stato di conservazione e per la possibilità di osservarne la composizione stratigrafica. L’edificio del seminario arcivescovile fu venduto dalla Curia nel giugno del 1909 e trasformato in hotel dall'ingegner Gasperini. La particolare collocazione, la vicinanza ai teatri e ai locali allamoda dell’epoca, fecero ben presto del Baglioni una delle mete obbligate del turismo di classe. Un nuovo piano sarà innalzato nel 1924. La notte del 18 ottobre 1944, nel tentativo di colpire un commando nazista stanziato al Baglioni, sei membri del G.A.P. (Gruppi di Azione Patriottica), collocarono una cassa di tritolo nei pressi dell’hotel, distruggendo la parte centrale dell’edificio e parte della facciata. L’aspetto attuale si deve quindi parzialmente a rifacimenti successivi a quella data.

 

 

Affreschi e dipinti - il camerino d'Europa

Al piano nobile del Grand Hotel Majestic già Baglioni è possibile ammirare una delle sale affrescate di maggior pregio ed interesse storico artistico di tutta l’edilizia civile bolognese. Il cosiddetto Camerino di Europa, fu probabilmente la prima commissione di rilievo affidata ai fratelli Agostino e Annibale Carracci. La dinamica “fortuita” della assegnazione ai due giovani pittori bolognesi vide il padre Antonio, nella sua qualità di sarto del conte Filippo Fava, caldeggiare presso il nobiluomo l’affidamento del lavoro ai figli, che accettarono di dipingere la sala dietro un bassissimo compenso. Alto è invece il valore pittorico di questo “ciclo” che interessa solo la parte alta delle pareti sviluppandosi come un fregio ed è collegabile a modelli stilistici che Raffaello e la sua cerchia di collaboratori avevano anni prima recuperato e riproposto a Roma. In questa sala, con mirabile dono di sintesi quasi cinematografica, è condensata in quattro scene (ispirate al secondo libro delle Metamorfosi di Ovidio) la vicenda di Europa, giovane figlia di Fenice e Perimede che, amata da Giove, fu rapita dal dio trasformatosi in toro e portata sull’isola di Creta; dalla loro unione nacque Minosse, mitico re dell’isola.

La narrazione è articolata in quattro momenti, inseriti come “quadretti finti riportati” (Malvasia) e così suddivisi: Giove, tramutato in toro, si fa avvicinare da Europa; Giove si fa condurre da Europa; Europa sale sul dorso del toro; Il ratto di Europa. Finti bassorilievi ai lati quadri e decorazioni a grottesca completano il fregio.

Resta tuttora piuttosto difficile assegnare con certezza la paternità di quest’opera, o di singole parti di essa, all’ uno o all’altro dei fratelli Carracci. Le teorie della critica hanno delineato nel tempo un’ ampia gamma di possibilità. Tra gli studiosi esiste chi sostiene una quasi equa suddivisione dei compiti tra Annibale e Agostino, chi vede una preponderanza di Agostino, chi invece riconosce in Annibale (questa la tesi più accreditata) l’autore di tutti e quattro i quadri con Europa e in . Agostino l’esecutore delle sole decorazioni a grottesca.

Quest’ultima ipotesi porrebbe Annibale in un ordine di importanza diversa rispetto ad Agostino, anche se proprio nelle decorazioni a grottesca di questo camerino si riscontra, per originalità e al tempo stesso coerenza filologica, uno dei punti di maggior interesse di tutto il fregio. Altri ancora considerano l’eventualità di una compartecipazione del cugino Ludovico. Va comunque precisato che gli storici dell’arte appaiono tutti concordi nell’assegnare ad Annibale il riquadro raffigurante Europa che sale sul Toro. Attribuzioni a parte, l’unica cosa certa sembra essere la data di esecuzione di questi lavori. L’iscrizione con la data 1584, posta in un’altra sala di Palazzo Fava, alla base degli affreschi raffiguranti le Storie di Giasone, ritenuti immediatamente successivi a quelli di Europa, farebbe ipotizzare per il Camerino una realizzazione entro il 1583.

Di un certo interesse sono anche gli affreschi nella sala del ristorante dell’hotel, che raffigurano il Mito di Fetonte, colto mentre precipita colpito dalla saetta di Zeus e incorniciato da decorazioni a grottesca sul modello antico.

Qui il problema attributivo è più articolato e tuttora aperto. Si ritiene che la decorazione di questo ambiente appartenga ad una fase precedente l’intervento dei Carracci ed è per essa da escludere la mano di pittori come Francesco Albani o Bartolomeo Cesi, i quali lavorarono in Palazzo Fava successivamente ai Carracci, fin verso il 1598, e si concentrarono sulle Sale dell'Eneide al piano nobile. Si è dunque pensato ad un allievo di Lorenzo Sabbatini, pittore manierista bolognese che fu seguace di Parmigianino e Vasari ed ebbe modo di lavorare non solo a Bologna ma anche a Firenze per i Medici e a Roma in Vaticano.

Meritano infine di essere menzionati i quadri di grandi dimensioni collocati nella zona bar e al primo piano dell’hotel; sono paesaggi e vedute naturalistiche di gusto settecentesco che, secondo l’antica prassi delle dimore nobiliari, mirano a stabilire una connessione, o meglio una continuità, tra gli spazi interni dell’edificio e la natura circostante. Difficile in questo caso azzardare qualsiasi ipotesi attributiva: restano come testimonianza di un gusto e di un rapporto con l’ambiente che oggi possiamo solo auspicare.

 

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