Nove le sezioni in cui sono raggruppate le 220 opere selezionate, tra sculture, dipinti, fotografie e installazioni, che spaziano nell’imponente produzione artistica di Zhang Dali. L’esposizione, ospitata nelle splendide sale di Palazzo Fava, affrescate dai Carracci, si apre con la serie di dipinti Human World, che Zhang Dali dipinge negli anni Ottanta, sul finire del periodo di studi all’Accademia Centrale di Arte e Design di Pechino: dipinti ad olio su carta in rosso, nero e bianco in cui dettagli figurativi si mescolano a una rappresentazione onirica, frutto del desidero di sperimentazione dell’artista in un’ottica di contaminazione tra arte orientale ed occidentale.
Pittore, scultore, performer, fotografo, padre della graffiti art in Cina, anche se la definizione che meglio lo inquadra è quella di street artist, per l’irriducibile volontà della sua arte di cercare un dialogo con tutti gli elementi – umani ed architettonici, corporei ed incorporei - che permeano lo spazio urbano. I lavori di Zhang Dali, esposti nelle più importanti gallerie e musei di tutto il mondo – dal MoMa di New York alla Saatchi Gallery di Londra allo Smart Museum di Chicago - sono frutto di uno sguardo profondamente umano e partecipe sulla Cina contemporanea e le sue drammatiche contraddizioni, sui rapidissimi cambiamenti che la crescita esplosiva del capitalismo ha portato con sé negli ultimi trent’anni, dalle drammatiche condizioni di vita dei lavoratori ridotti alla serialità, all’urbanizzazione selvaggia che cementifica e cancella la tradizione.