Omaggio a Sophia Loren | Grand Hotel Majestic - Hotel 5 stelle Lusso
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Omaggio a Sophia Loren

Mer, 11/12/2019 - 19:30
Il programma della serata:  ore 19,30 introduzione al menu e intrattenimento musicale a cura di Manuela Morelli. Ore 20,00 cena con menù ideato dalla Dott.ssa M.T. Cremonini e realizzato dal nostro Executive Chef del Ristorante "I Carracci".

Il Menù

  • Signature cocktail (Sophia)
  • Napoletanine
  • Minestra di pasta e patate
  • Vitello alla pizzaiola con melanzane "a scapece"
  • Zeppole napoletane

 

tel. +39 051 269190 
Per informazioni e prenotazioni Ape Bologna:

info@apebologna.eu | 051 226416

Costo cena € 55

Quando si parla di Sophia Loren portare il discorso sulla famiglia è sempre una cosa azzeccata, un terreno a lei caro. La propria casa, la mamma Romilda, il marito Carlo; i figli Edoardo e Carlo, le loro mogli e i quattro nipoti, anche se vivono a Los Angeles, poi la sorella Maria.

Nata a Roma, si trasferì da piccola a Pozzuoli , poi a Napoli; questa città, la sua cultura, saranno presenti nella vita e nella carriera dell’attrice che in molti film, infatti, recita in dialetto napoletano. Lei stessa poi afferma ‘’ Io sono napoletana’’. Giovanissima partecipa a vari concorsi di bellezza fra cui Miss Italia dove viene eletta Miss Eleganza, un titolo creato apposta per lei. Posa per fotoromanzi, poi come comparsa e, in ruoli marginali, in film che però le porteranno visibilità. Entra nel cinema come ragazza timorosa sì ma ben determinata e si è costruita poco a poco la carriera di attrice internazionale, sicuramente una delle più grandi.
Oriana Fallaci così raccontava nelle colonne di ‘’L’Europeo’’ la cronaca della sua prima vittoria ottenuta ricevendo al festival del cinema di Venezia, la Coppa Volpi come migliore attrice per l’interpretazione di ‘’Orchidea nera’’ di Martin Ritt. La sua avventura nel mondo della celluloide era iniziata anche per la caparbietà e la risolutezza della madre Romilda che inizialmente l’aveva spinta sulla pedana dei concorsi di bellezza, da Napoli l’aveva portata a Roma per farla sfondare sul grande schermo.E, come in una favola, Sophia, guidata da una determinazione inflessibile era approdata prima a Cinecittà poi a Hollywood. Ed ecco la cronaca di quella grande prima vittoria. “Si chiuse in camera, telefonò alla madre e cercò di abituarsi all’idea. Non ci si abituò con il suo solito buonsenso, ma da ex popolana intuiva il miracolo.
 
La Coppa Volpi consacrò la fama dell’attrice; due anni dopo nel 1960 con “La Ciociara” di De Sica arrivò anche l’Oscar. I premi non si contarono più: David di Donatello, Nastri D’Argento, Golden Globe e chi più ne ha più ne metta. Nel 1991 ottenne dal Presidente Francois Mitterand la Legion d’onore. Ci basta poi menzionare le motivazioni dell’Oscar alla carriera (Academy of Motion Picture Arts and Sciences) “Per una carriera ricca di film memorabili che hanno dato lustro alla nostra forma d’arte”. Ha lavorato con i più grandi attori italiani e stranieri ed è stata diretta dai più grandi registi internazionali. E’ rimasto famoso il “grido” lanciato dalla Loren nel 1999 quando consegnò l’Oscar per il miglior film straniero a Roberto Benigni “And the Oscar goes to….Robberto”. Un altro tema caro a Sophia, come è già stato detto, è la sua Napoli dove ha vissuto gli anni dell’adolescenza; dalla sua città e dalla sua famiglia nasce l’amore per i piatti cucinati in casa. La grande attrice afferma: “il cibo è simbolo della sicurezza come il tetto ci ripara”. A Napoli poi tutto questo appare ancora più veritiero. “Sieche Neapel und strib”, per descrivere i piatti partenopei le parole di Johann Wolfgang Von Goethe nel suo viaggio in Italia nel 1787 sono più che giuste. Infatti come dargli torto. Vedi Napoli poi muori, si può aggiungere dopo aver gustato le sue prelibatezze.L’entusiasmo tutto italiano per la pasta nasce proprio a Napoli; dal seicento diventò piatto di elezione del popolo che inizia a cibarsene quando il prezzo della farina scende e quello della carne va alle stelle. Il resto è storia incisa nei cucchiai di legno napoletani intrisi di sugo. Celebri poi le parole di Giuseppe Marotta, forse l’interprete moderno più autorevole di Napoli. “Chi entra in paradiso da una porta non è nato a Napoli, noi il nostro ingresso nel palazzo dei palazzi lo facciamo scostando delicatamente una tendina di spaghetti. 
Fummo allattati mentre cuocevano gli spaghetti; subito le nostre mamme ci staccavano dal seno e ci mettevano in bocca un frammento di spaghetto; prima lo avevano deterso con le loro labbra dal ragù altrimenti si erano limitate a baciarlo. Io pure che cosa lascio ai miei figli se non gli spaghetti per eredità?”. Quindi l’arte di cucinare la pasta è una delle prerogative di Napoli. “Cucino perché amo”
 
Cucinare è un atto d’amore, parola di Sophia Loren. “Nonna Luisa durante i bombardamenti di Pozzuoli continuava imperterrita a manovrare le sue pentole ed io mi rifugiavo dietro le sue gonne come fosse una trincea. Era un genio della cucina, sapeva fare manicaretti con il niente che c’era”: un po' di mollica di pane, una foglia di basilico, una goccia d’olio. In quegli anni ho imparato che il miglior condimento è la fame. E ho imparato pure che cucinare è un atto d’amore, un modo di dare, di nutrire, di proteggere. Sophia è un’ottima cuoca e il suo libro di ricette è stato premiato in tutta Europa. Anche se sono passati molti anni da “L’oro di Napoli” rimane sempre la Pizzaiola. Le pizze in quegli anni erano fritte, e non cotte al forno. Spesso molti pizzaioli non potevano permettersi una attrezzatura costosa, così friggevano le pizze nell’olio, ma posso assicurare – prosegue Sophia- che proprio grazie al condimento principale, la fame, i clienti le trovavano squisite”. Nonna Luisa di cui parla con commosso affetto non è tuttavia l’unica ispiratrice dell’arte culinaria della Loren. L’attrice è sempre stata una attenta collezionista di ricette e legge libri e riviste di cucina in tre lingue (italiano, inglese e francese). “Mi manca purtroppo, per la vita che faccio, sempre in giro per il mondo, la fonte principale cioè il passaparola tra donna e donna.
 
In compenso sarei favorita da un altro punto di vista: il fatto di frequentare abitualmente ottimi ristoranti e grandi alberghi. Ho notato però che molti chef non amano svelare i loro segreti, per cui non approfitto della mia popolarità per spingerli a farlo. Alcuni però conoscendo la mia passione per la cucina mi passano spontaneamente le ricette di cui sono più orgogliosi”. L’attrice conferma poi che se cucina per la famiglia non trova che nulla sia più bello e creativo che mettere in tavola un pranzo di lusso partendo da ingredienti poveri e magari avanzi del giorno prima. “Documentatevi, leggete le ricette e sperimentatele, ma ricordatevi che il piatto più buono del mondo deve essere ancora inventato, e cercate, giorno per giorno, di inventarlo voi. La cucina rappresenta dunque per Sophia uno dei principali piaceri della vita.
Poi aggiunge nel suo libro: i dolci oggi sin fanno poco in casa. E’ più pratico comprarli già pronti, non solo per risparmiare tempo e fatica, ma proprio perché i laboratori di pasticceria sono attrezzati meglio. Però a me piace molto l’idea di fare un dolce con le mie mani. E’ qualcosa che lega con l’atmosfera familiare con un calore di affetti e di amicizie. Potete dire a qualcuno: ti ho fatto questo dolce, l’ho fatto per te, poiché so che ti piace. Ecco un modo per dimostrare amore e affetto più poetico forse di quello di offrire un dono, una leccornia comprata magari nel negozio all’angolo. Un momento difficile, una tensione possono essere gentilmente superati con un gesto simile, non credete? Inoltre trafficare in cucina tra zuccheri, vaniglia e panna montata è distensivo e allegro. Non facciamoci superare in questo dagli uomini che ora ai fornelli domestici si stanno rivelando davvero bravissimi”.

 

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